06 Giugno 2016 | Corporate, News, Scienza
Un riconoscimento internazionale al ferro pisano. La storia di un successo nato dalla capacità di cambiare prospettiva
Andrea Lacorte, presidente del Gruppo Pharmanutra e sportivo d’eccezione. Dalla spedizione internazionale al Polo Nord del 2013 alla nutrizione; dai mangimi per animali al Prodotto dell’Anno ai NutraIngredients Awards 2016 (NIA).
Andrea Lacorte è rientrato da qualche giorno dal Vitafoods Europe 2016 di Ginevra, evento di riferimento per il mercato nutraceutico e degli alimenti funzionali che ospita a ogni edizione oltre 13.000 visitatori e più di 700 espositori da tutta Europa. In questa occasione il suo SiderAL® r.m., la punta di diamante della tecnologia sucrosomiale®, è stato eletto a gran voce READERS’ INGREDIENT OF THE YEAR da NutraIngredients.com, la rivista di riferimento per gli alimenti funzionali e gli integratori alimentari. Sull’onda di questo successo gli abbiamo chiesto di raccontarci come è nato il suo SiderAL.
1. Perché la nutrizione? Perché cercare di capire e controllare cose così specifiche?
La nutrizione mi affascina da sempre e inizialmente lo ha fatto in campo animale. È sorprendente constatare quanto i principi della nutrizione sono riconducibili agli stessi concetti di base anche per l’uomo. Siamo quello che mangiamo e da cosa mettiamo in bocca dipende tutto il funzionamento del nostro corpo. Il fascino di questa materia sta nel vedere come una cosa tanto naturale e istintuale come nutrirsi possa celare in sé meccanismi strabilianti, complessi e delicati. Se ci pensate poi, e io da buongustaio lo faccio, è l’unica branca della medicina che può dare piacere!
2. Come è nato il Gruppo Pharmanutra?
Con tanta passione e un’idea semplice: creare principi nutrizionali che facessero veramente bene. Siamo partiti con Alesco, ormai 16 anni fa, ma se ci fossimo fermati a creare principi attivi da vendere ad altre società a quest’ora non saremmo qui. Il cambio di marcia lo abbiamo avuto, grazie a Dio, quando non trovavamo aziende sufficientemente coraggiose o incoscienti da investire in soluzioni terapeutiche rivoluzionarie come quelle che proponevamo. Il coraggio, o l’incoscienza, lo abbiamo avuto noi nel decidere realizzarci dei prodotti per conto nostro.
3. Avevate già esperienza?
Non conoscevamo il settore, non ne conoscevamo le dinamiche e le regole… Ci siamo buttati dentro, senza sapere come si vola e lo abbiamo fatto in modo non-convenzionale: non abbiamo iniziato dall’ascoltare il mercato o i concorrenti, ci siamo messi a osservare le persone, i pazienti e i medici. Questa diversa angolazione, quasi opposta direi, ci ha permesso di buttarci e di arrivare dove siamo oggi.
4. Pensavi di arrivare dove sei adesso?
Se ci fossimo affacciati a guardare il mercato nutraceutico con un’impostazione mentale classica ci saremmo fermati alla prima occhiata. Con il senno di poi, se andiamo a vedere le aziende che sono partite con noi nella nutrizione, non ce n’è una al nostro livello: siamo cresciuti tanto, bene e in maniera sana.
5. Perché un brevetto sul ferro e come ci sei arrivato?
Sono duecento anni che cerchiamo di trovare un sistema per somministrare il ferro senza che questo ci danneggi troppo. Pensa, il primo integratore di ferro erano dei chiodi piantati dentro le mele: non si sapeva come assumerlo. Ci siamo chiesti quale fosse la cosa di cui avevamo più bisogno a livello di nutrizione e integrazione. Siamo partiti da lì e non abbiamo fatto altro che applicare i sistemi che in campo animale si usavano da oltre venti anni.
Vale a dire?
Integrare l’alimentazione animale con fosfolipidi e sucrestere, una pratica diffusa da tempo, ma nessuno aveva mai pensato di applicare questi principi di miglioramento della nutrizione in campo umano.
6. Dalle vacche al brevetto che è diventato il prodotto dell’anno ai NIA 2016, ce ne è di strada in mezzo, perché il tuo SiderAL è così speciale?
Il nostro SiderAL è una rivoluzione. Il ferro è il principio attivo più strano e particolare e con l’alimentazione moderna ne assumiamo sempre di meno. È talmente importante che il corpo ne vuole poco, il giusto, perché altrimenti ci danneggia tutto l’apparato digerente. Il ferro è cattivo: se ne prendiamo troppo ci fa veramente male, ma senza si muore. La nostra rivoluzione sta nell’averlo reso buono.
7. Come ci siete riusciti?
In sostanza abbiamo preso il ferro e lo abbiamo rinchiuso all’interno di un doppio cappottino: gli impedisce di danneggiare l’apparato digerente e ne aumenta la capacità di essere assorbito.
Il nostro è un ferro sucrosomiale® ed è fatto come un bignè: la cioccolata è il ferro pirofosfato; la pasta, il primo cappotto, è la membrana fosfolipidica; il sucrestere è la glassa, il secondo cappotto. Il sucrestere è la glassa magica del nostro brevetto perché ha la doppia funzione di proteggere il ferro dall’ambiente acido dello stomaco e di far legare il ferro agli enterociti.
8. Insomma l’avete nascosto…
In pratica, infatti un’altra metafora potrebbe essere quella del cavallo di Troia. Il metabolismo del ferro come abbiamo detto è di complessa gestione per l’organismo: a livello gastrico è riconosciuto come tossico e quindi espulso, per la maggior parte. Rinchiudendolo all’interno di questo doppio strato abbiamo creato il nostro cavallo di Troia che inganna in nostro apparato digerente facendolo arrivare esattamente dove serve. Perciò i nostri integratori non hanno dosaggi elevati: il ferro è assorbito interamente.
9. Ci avete visto lungo insomma. E dopo il SiderAL?
Non abbiamo guardato lungo, abbiamo proprio guardato altrove. Abbiamo ascoltato i pazienti e abbiamo sfruttato la nostra esperienza nel campo della nutrizione animale. Dopo il ferro abbiamo applicato la tecnologia sucrosomiale® ad altri micronutrienti come il magnesio, lo iodio, lo zinco… Ogni volta che utilizziamo questo cavallo di Troia funziona!
Personalmente adesso guardo avanti perché credo di essere solo all’inizio. Siamo convinti che si possa fare molto di più, che altre tecnologie siano ancora da scoprire e realizzare.
10. Che lezione hai tratto da tutto ciò?
Mi sono reso conto di una cosa in questi ultimi anni e mi ricollego al fatto che ripenso alle aziende con cui abbiamo iniziato: quando c’è innovazione, quando crei qualcosa che veramente migliora la qualità della vita delle persone non c’è crisi che tenga. In questo modo le aziende crescono bene, in maniera sana, dando posti di lavoro e creando valore.